[Ti avviso, la prima parte di questa newsletter è lunga. Se vuoi evitare uno storytelling sentimentale salta direttamente alla ciccia strategica che segue; anche se sospetto che potresti vedere TE tra le mie parole e forse sbloccarti qualche ricordo, o il tuo presente.]
Milano. Aprile 2021. Apro la porta di casa mia.
Il mio primo pensiero è “speriamo che non ci siano quelle dannate farfalline del cibo”.
Tutto è immutato, proprio come l’avevo lasciato.
Del resto, io manco da più di un anno.
Non ci sono odori strani, bene. Avevo già svuotato il frigo grazie al mio solito approccio del “non si sa mai”. A parte un odore di ammorbidente, adesso che ci faccio caso…
Quando ho lasciato questa casa a febbraio 2020 nel mio trolley avevo messo solo due indumenti e qualche slip, del resto in Sicilia ho metà guardaroba. Tanto dopo una settimana-dieci giorni sarei rientrata a Milano, giusto?
Quando entro, la prima cosa che mi accoglie è un oggetto che ingombra il passaggio: lo stendino. Appesi ci sono un asciugamano lilla, due slip scoloriti e dei calzettoni (era inverno quando sono andata via). Ecco perchè mi ha accolta quell’odore di ammorbidente... mi hanno sempre dato fastidio i profumi, con la casa chiusa per mesi è pungente.
A quel punto me lo sono ricordata: avevo messo ad asciugare quei quattro panni con l’idea che una o due settimane dopo sarei rientrata a Milano. E adesso erano lì a darmi il benvenuto. Dopo più di un anno che definire “incredibile” è un eufemismo.
Fisso lo stendino spoglio: che effetto che mi fa. Chi era la Marvi che aveva lasciato quei panni lì in attesa del suo ritorno?
Marvi aveva 32 anni nel 2020, viveva a Milano dove lavorava da 8 anni come Social Media Manager in una digital agency. In verità si trascinava, ma non lo sapeva ancora. Veniva da un 2019 in cui grazie alla psicoterapia aveva capito di essere depressa.
Negli ultimi mesi del 2019 faticava anche a dormire, per cui aveva cominciato una cura con uno psichiatra.
A gennaio 2020 stava meglio e vedeva uno spiraglio di luce, forse complice anche il 2019 che si era buttata alle spalle e l’inizio dell’anno nuovo che, come si sa, è sempre pieno di buoni propositi.
Stava pianificando di riprendere a uscire di casa, la vita sociale, la movida milanese, le amiche a cui per un anno aveva detto che non usciva perchè faceva tardi in ufficio ed era stanca, sempre stanca (e poi a casa mangiava latte e cereali fissando il vuoto).
Voleva riprendere ad andare in palestra (quell’abbonamento costosissimo in centro pagato a vuoto per mesi). Magari mangiare meglio (per scacciare la gastrite maledetta che le era venuta negli ultimi anni a Milano). Forse anche cambiare casa… perchè gli oggetti ci ricordano chi siamo.
E adesso, dopo un anno, sono di nuovo qui in questa casa a Milano, esattamente dove l’episodio finale della serie TV della mia vita si era interrotto. Fisso lo stendino.
In verità, a interrompersi era stata la narrazione globale di miliardi di persone, non solo la mia. Non c’era stata nessuna prova generale prima e nessuno ci aveva preparat* a quello shock.
Guardo lo stendino e i panni che emanano ammorbidente. Mi pizzica il naso. Cosa avrei potuto raccontare adesso a quella Marvi di un anno prima?
Che di lì a pochi mesi lei avrebbe rivoluzionato - di nuovo - la sua vita.
Anzi, passiamo al “tu”. Voglio proprio raccontarti com’è andata dopo, Marvi.
Siamo ad Aprile. Sappi che fra un mese esatto - a maggio - capirai che il lavoro dipendente ti rende molto infelice. Sì, sarà tipo… una epifania. Ma i miracoli non accadono mai dal nulla, vengono partoriti dopo una gestazione variabile. Tutto ciò che avrai vissuto ti avrà portata qui, mentre fissi questo stendino che si ricorda di te.
Sai cosa? In realtà il lavoro da dipendente non ti è mai piaciuto, diciamocelo fuori dai denti. Ti sei sforzata per 8 anni di far entrare una palla in un buco quadrato. Ti eri convinta di essere sbagliata, di non essere abbastanza sveglia per il mondo pubblicitario. Di essere debole, ingenua, tonta. Di dover essere più furba, più opportuna, di essere più. Che a fine mese l’azienda deve fatturare, possibilmente impiegando la metà delle ore messe a budget e tu sei troppo puntigliosa nel tuo lavoro, non stai ottimizzando i tuoi tempi di produzione.
Dovevi metterci meno, e invece tu fai (o sei?) troppo: mettici meno competenza, meno passione, meno empatia. “Anche meno” insomma, come dicono a Milano.
Non voglio illuderti eh, non sarà tutto rose e fiori. Sappi che nel momento in cui fra poco capirai che vuoi diventare freelance tu avrai paura, ansia, vacillerai più volte. Ma è normale: l’incosciente non è chi cambia, ma chi non prova paura mentre cambia. Ogni rivoluzione è un cambio pelle, pertanto porta dolore. Il posto fisso, lo stipendio certo, le malattie retribuite, la tredicesima, il job role… Avrai paura di perdere le tue certezze. Del resto ti ha cresciuta così la società: scegli una laurea (nel tuo caso due lauree e un master), segui un percorso ben preciso, mira al posto fisso.
Mangia, lavora-lavora-lavora, poi ama (se ti resta tempo).
Ma ora guardati: è il 2021 e hai 33 anni (che ridere, gli anni di Cristo) e c’è una pandemia mondiale in corso. Sorpresa, chi l’avrebbe mai immaginato eh? La “normalità” come la conoscevi non esiste più (e per alcuni aspetti è paradossalmente un bene). Che tipo di vita vuoi da qui ai prossimi anni? Continuare a odiare i lunedì e anche questa tazza di latte coi cornflakes che mangi ogni sera fissando il muro davanti a te? Tanto, avrà sempre lo stesso sapore, quella tazza.
Breaking news! C’è una diavolo di pandemia e tu vivrai una volta sola. La chiamano “YOLO (You Only Live Once) economy” mica per nulla, del resto. Le priorità sono cambiate.
Penserai più volte “e se tutto va male?”. La partita iva, le fatture, nessuna idea di come funzionano le tasse, il regime forfettario questo sconosciuto, un business online da lanciare da zero, e i clienti dove trovarli, ma io poi sono all’altezza o non ho nulla da insegnare? La sindrome dell’impostora.
Per fortuna poi ti sei detta: “e se invece va bene?”.
Ti faccio uno spoiler (anche se li odi quando si tratta di serie TV, mi perdonerai).
Alla fine della prima stagione lei si licenzia dal posto fisso.
Apre la partita iva. Comincia a svolgere le prime consulenze e le piace. La fa sentire realizzata. Può metterci finalmente quel troppo: competenza, passione, empatia. Impara anche a fare le fatture (che in forfettario è ‘na cavolata, credimi!). Costruisce una community da zero su Instagram. Avvia anche una newsletter in cui racconta il suo percorso, con l’obiettivo di ispirare chi sta vivendo la stessa situazione.
Magari sei proprio tu che adesso stai leggendo, quella persona.
Ci vediamo nella seconda stagione. No spoiler, grazie!
Photo by engin akyurt on Unsplash
Uooof. Io dovevo avviare questa newsletter come strumento di business, non scrivere cose che poi mi commuovono. Bando ai sentimentalismi, ecco le cose utili da qui in poi! (ma se ti sei ritrovat* nel mio racconto, fammelo sapere via messaggio Instagram se ti va, mi farebbe molto piacere leggere la tua storia)
Pillola strategica
Sei a corto di idee per i tuoi post? Hai un tesoro sotto il tuo naso: la tua community.
Ecco come sfruttarla per farti suggerire dei contenuti:
Fai dei sondaggi o quiz nelle stories mirati (no box domande, troppo vago e richiede più sforzo per l’utente) per conoscere gli interessi o le preferenze della tua community. Io ad esempio tempo fa ho chiesto se per un mio formato si preferivano le stories o IGTV.
Ti basta qualche decina di risposte e puoi passare al secondo step: scrivi in privato a tutte le persone che hanno risposto, chiedendo loro perchè hanno scelto quella opzione. Prendi appunti dalle loro risposte, sono preziose.
Analizza le risposte: emergeranno sicuramente dei pattern ricorrenti. Da quelle risposte io ad esempio avevo preso spunto per creare questo carosello in cui spiego come sfruttare al meglio i formati video di Instagram.
Fammi sapere come va. Anzi, se sfrutti questa strategia taggami nelle stories e così vengo a dare un’occhiata!
Bonus Tip: usa le risposte salvate (ci arrivi dalle impostazioni, devi avere un profilo Business o Creator) così non devi scrivere manualmente ogni messaggio.
PS. Questa strategia è gestibile se hai un numero contenuto di follower (direi meno di 5mila), altrimenti diventa macchinoso mandare i messaggi uno ad uno a tante persone. Avere un profilo piccolo ha i suoi vantaggi, come vedi! 😉
Risorsa utile
Ti svelo una estensione Chrome che per me è la vita, una chicca di cui non avevo sentito parlare ancora nessuno (io l’ho scoperto tramite una Newsletter per giornalisti di Facebook): CrowdTangle. È un tool sviluppato da Facebook per tracciare le condivisioni social di articoli sul web. Io lo uso sempre quando pubblico un mio articolo (collaboro con Mashable Italia) per vedere su quali profili social è stato condiviso e leggere i commenti. Utilissimo!
Social news
Le FAQ del venerdì di Adam Mosseri, CEO di Instagram, sono diventate una rubrica fissata nelle mie stories in evidenza: questa settimana Mosseri ha parlato di tempo ideale di pubblicazione e abbassamento della copertura. Guardale qui.
Instagram ha creato una tab unificata per IGTV e per i video nel feed. A me non piace perchè fa sparire alcuni dati e sballa il layout dei titoli, l’ho avuta per alcune settimane sul mio profilo ma poi è tornata la tab vecchia. Al solito, è un test. In questo post ufficiale comunque trovi info molto utili su come sfruttare i diversi formati video di IG.
Come non parlare del cyber-dramma collettivo dello scorso lunedì? Facebook ha pubblicato una spiegazione ufficiale del down: “Our engineering teams have learned that configuration changes on the backbone routers that coordinate network traffic between our data centers caused issues that interrupted this communication”. Che te possino Mark, con ‘sti aggiornamenti. A proposito: tu come hai vissuto questo down dell’ecosistema Facebook? Non ti nego che a me dopo qualche ora è venuta l’ansietta, poi ho pensato che avevo già lanciato questa newsletter che è un touch point ben più stabile dei social. Cosa impariamo da questo? Che bisogna diversificare la nostra comunicazione tra canali in cui non possediamo il traffico (social) e canali in cui lo possediamo (email).
Cose da vedere, ascoltare, leggere
Sul mio comodino questo libro dal titolo emblematico: “Fate fuori il vostro capo: licenziatevi!”. “Avete la sensazione di lavorare sempre di più e di avere sempre meno (tempo, denaro, sogni, energia)? Almeno una volta nella vita avete provato il desiderio di arrivare tardi al lavoro o di andarvene prima del tempo? Siete lavoratori autonomi (freelance) e ogni mese la vostra vita è appesa a un filo sottilissimo?”. Ho letto solo le prime pagine e ho grandi aspettative.
Questa diretta di Gabriele Venturini aka @gabrysolution in cui intervista Yari Brugnoni di Not Just Analytics in merito all’omonimo libro di cui vi ho parlato nella scorsa newsletter: snocciolano alcuni punti salienti del libro che sono molto utili a livello strategico. Se vuoi comprare il libro, clicca qui.1
Dalla social-sfera
Due profili da seguire se vuoi migliorare coi Reels: Virginia Kerr e Federica Mentafragola danno continuamente spunti originali!
Doppia citazione per Federica Mentafragola che in questo Reel risponde all’obiezione “ho una professione SERIA e quindi non posso fare Reels”. Spoiler: non sei meno professionale o competente se fai Reels o TikTok.
Questo carosello di Arianna Lai in cui fa riflettere sul fatto che noi non siamo i nostri profili Instagram.
Cosa ho fatto di recente…
Tramite la mia community Match and the City ho partecipato a ben due eventi nel weekend! (purtroppo solo virtualmente) L’8 sono stata al Festival del Podcasting, in cui ho parlato di come divulgare la sessualità online, e il 9 al Festival della Sessuologia, per parlare di sessualità e dating app. Con me altri espert* di entrambi gli ambiti.
Sono stata ospitata da Francesca Giannaccini (mia compagna del percorso con Arianna Lai) che si occupa di social, politica e nuove tecnologie. Abbiamo parlato di come divulgare su Instagram. Trovi la registrazione qui.
Ho a mia volta ospitato Taryn di Ventura aka @unlavoropermamma nella mia rubrica “FREE come freelance”, abbiamo parlato di business online per mamme. Ecco il video IGTV.
Cosa farò…
Questo weekend ci sarà il Salone del Libro di Torino! Io ho partecipato all’edizione del 2019, l’ultima dal vivo, anno in cui è uscito tra l’altro Tinder and the City, il mio libro con storie dal mondo delle dating app. Che ricordi. E adesso finalmente si torna in presenza tra i libri! Incontrerò tant* amici che divulgano online, dopo tanto tempo, sono felice. Sarai al Salone? Scrivimi su Instagram e magari ci becchiamo.
Update personale: sto progettando di ri-trasferirmi a Milano quindi cercherò casa lì. Anche questa sarà un’avventura, penso che ve ne parlerò qui e su IG 🙂
Prosegue la rubrica in cui smorziamo con ironia dei commenti che ho ricevuto a un mio articolo sul diventare freelance:
Tenete durissimo anche voi mi raccomando,
al prossimo lunedì!
Marvi
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