Ciao, questa email ti raggiunge con grande ritardo, chiedo venia. Sarebbe dovuta arrivarti stamattina alle 8.00, lo so, ma ormai avrai capito che sto facendo grande fatica a incastrare tutto. Nonostante ciò però a questo nostro appuntamento io tengo tantissimo, quindi anche se sarò più sintetica facciamo una giravolta su noi stessi e si parte!
Okay, parliamo di dipendenza dal digitale (la tocco piano eh).
Di recente ho potuto fare due chiacchiere in privato con Alessio Carciofi, docente di Marketing che si occupa di Benessere Digitale, poiché è di recente uscito il suo podcast “Digital Detox” (disponibile su Storytel e montato da quella donna fenomenale che ho l’onore di conoscere che è Rossella Pivanti, Branded Podcast Producer, che ci ha messi in contatto e ringrazio).
Il motto di Carciofi è:
“La vita è dove e come poniamo l’attenzione.”
L’ho ascoltato quasi tutto d’un fiato e mi ha fatto riflettere un sacco. Hai presente quando certi contenuti ti capitano proprio nel momento giusto? Ecco.
Per esempio mi ha fatto ricordare alcuni dei motivi per cui odiavo il lavoro dipendente e ho deciso di licenziarmi dall’agenzia di comunicazione dov’ero:
Le telefonate dei clienti che arrivavano in qualsiasi momento. Il telefono squillava e tu dovevi rispondere. Come se fossimo un call center. Però non salvavamo vite umane, io creavo strategie social per clienti. Ricordo che ogni volta che suonava quel dannato telefono ed era un cliente che dovevo sentire senza preavviso io saltavo per aria e mi sentivo angosciata.
Le mail a raffica dei clienti che sembravano sempre tutte urgenti e le cui notifiche desktop interrompevano costantemente qualsiasi mia attività lavorativa. (Mi salvava anzi il fatto che, memore di una esperienza precedente in un’altra agenzia, mi ero imposta di non installarmi la mail lavorativa sul cellulare personale.)
Le notifiche delle anteprime del messaggi di Skype che mi arrivavano costantemente dalle miriadi di chat interne coi colleghi (utili per certi versi ma meno per altri), che mi rubavano l’attenzione ogni minuto e poi rimettersi su ciò che stavo facendo mi richiedeva il doppio della fatica.
In poche parole: un senso costante di urgenza che mi affaticava, frustrava, mi toglieva il respiro. Andavo in apnea (non scherzo, Carciofi nel podcast spiega anche che esiste un fenomeno detto “apnea da mail” per cui il respiro si modifica in negativo mentre gestiamo le email).
Tant’è che nel 2019 anche io sono andata in burnout, come successo anche a Carciofi che lo racconta nel suo podcast, fino a diventare depressa e non uscire di casa per un anno intero (e tutto ciò ben prima della pandemia eh). Ricordo che le mie amiche mi invitavano a uscire e io rispondevo come un disco rotto: “sono uscita tardi da lavoro anche stasera, non ce la faccio, sono stanchissima”. Così finivo le mie serate mangiando latte e cereali mentre fissavo il muro del mio monolocale con lo sguardo vacuo. Che incubo, se ci ripenso (se ti trovi ora in una situazione simile, ti prego riflettici e pensa a delle vie d’uscita, chiedi anche supporto se necessario: la vita è una, non sprecarla con un lavoro che ti distrugge).
Quando sono diventata freelance, l’estate scorsa, ho pensato che sarei stata libera al 100% da certe dinamiche.
E invece no: sto scoprendo che c’è il rischio di ricadere in qualcosa di simile.
È vero, adesso io sono la capa di me stessa.
Ma c’è un altro attore in gioco che reclama per essere il mio nuovo capo: il mio smartphone.
Come spiega Carciofi, lo smartphone esercita su di noi l’effetto della “ricompensa variabile” che è quello delle slot machine: tiri la leva e speri che arrivi una bella sorpresa a gratificarti.
Similmente, tiri verso giù col dito i feed social (impressionante la similitudine nella gestualità vero?) e speri che ti restituiscano contenuti che ti facciano bene. Non proprio: che ti distraggano, piuttosto. Infatti non serve tanto che siano portatori di good vibes, spesso basta solo che possano allontanarti da emozioni negative come noia, solitudine, frustrazione, dolore.
Come ti ho raccontato nella precedente newsletter, sto leggendo il libro di Nir Eyal su come diventare “indistraibili” e una frase mi ha colpita su tutte:
La gestione del tempo è gestione del dolore.
Ovvero, spesso procrastiniamo (e quindi gestiamo male il nostro tempo) perchè vogliamo tenere lontani quei sentimenti negativi, dolorosi, appunto.
E allora cosa facciamo quando controlliamo le notifiche di email e social?
Controlliamo il dolore, di fatto.
Così succede che scrollare per l’ennesima volta il feed di Instagram ci sembra prioritario rispetto a svolgere quell’attività che invece richiederebbe la nostra attenzione ma ha qualche punta di scomodità.
Io sono ancora lontana dal risolvere il mio problema di gestione dell’enorme tempo che ora ho a disposizione come freelance, ma sento che sto facendo un preziosissimo percorso di consapevolezza tra le sedute benedette con la mia psicologa e contenuti illuminanti in cui mi imbatto, come appunto il podcast di Carciofi.
E tu, stai riflettendo su queste tematiche? Hai incontrato nel tuo percorso letture o persone che ti hanno aiutat*? Se ti va, raccontamelo in DM su IG (ahah, e dove se no!?).
Cosa ho fatto
Sono stata da Mick Odelli aka @justmick a Trieste a registrare la mia intervista per il suo percorso a pagamento Stati Mentali, sugli approcci mentali per diversi aspetti della vita, tra cui le relazioni online su cui ha interpellato me. Che dire? È stata un’esperienza pazzesca. Non solo l’intervista in sé ma avere l’opportunità di confrontarmi con un professionista e Creator come Mick, mi ha aperto la mente su diversi aspetti della creazione contenuti e non solo, oltre che mettermi una dannata pulce nell’orecchio: avviare un mio canale YouTube perchè secondo lui io sono portata per il video… ahi-ahi-ahi la mia gestione del tempo peggiorerà! :)
Cosa farò
Ancora più consulenze e questa volta sotto forma di percorsi di coaching individuale con più incontri. Sono entusiasta perchè sto ricevendo i primi feedback positivi dalle clienti su questo servizio che sto testando. Per me è un continuo mettermi alla prova dato che nessuno ti insegna a fare la consulente dopo quasi 10 anni da dipendente in agenzia di comunicazione… e a quanto pare ci sto riuscendo bene, che meraviglia! Non tornerei mai più indietro.
In realtà potrei ammorbarti con un listone di progetti in cantiere misti a buoni propositi, ma io e te sappiamo che ho ancora problemini da gestire (qualcuno ha detto di nuovo procrastinazione?) quindi la chiudo qui. Te ne parlerò quando partorirò effettivamente qualcosa ;)
Questa edizione è stata breve ma spero di valore per te.
Leggo sempre tutti i vostri feedback in DM col cuore colmo di gratitudine per la schiera di lettori e lettrici che sto riuscendo a metter insieme con questa newsletter. Hey, siamo in più di 600 qui, chi l’avrebbe mai detto?
Ci si legge a S. Valentino (dannato marketing, sarà l’ennesima email che riceverai quel giorno),
Marvi
Ciao, come è possibile comunicare direttamente con te senza passare da social\commenti pubblici? Grazie