“A costo di fare il mercenario, sono felice così: cambio lavoro per guadagnare di più e vivere la vita dei miei sogni.”
Qualche settimana fa mi sono trovata a parlare con un amico che mi raccontava del suo recente cambio lavoro da dipendente. Nel nuovo posto lo pagano di più ma soprattutto è full remote. Questo gli permette di tenere una base fissa a Milano e al contempo viaggiare dove vuole. Quando ci siamo scritti quella sera si trovava all’estero mentre sorseggiava qualcosa in un locale e avrebbe trascorso una settimana lì in smartworking.
Mi ha fatto pensare al rapporto che costruiamo coi soldi.
Sopratutto, ho pensato a quanto manchiamo di educazione finanziaria in Italia - ne ho parlato anche con la Money Coach Elisabetta Galeano in una diretta IG - e quanti pregiudizi ci portiamo addosso rispetto a questo tema. Tipo aver paura di farsi pagare per il proprio lavoro invece di farlo gratis, di stabilire un prezzo equo per ciò che offriamo, di chiedere di più se meritiamo di più, di volerci arricchire1.
Io ad esempio non sono mai stata una risparmiatrice. Ho trascorso i miei 8 anni da dipendente a Milano senza essere oculata per mettere qualcosa di consistente da parte: spendevo quasi tutto ciò che guadagnavo - anche perchè, come sa chi ci vive, la vita a Milano è molto cara. Ho sempre pensato che la vita è una sola e io non voglio vivere di rinunce (che poi i miei sfizi sono sempre state cose piccole: una pizza fuori, comprarmi delle scarpe nuove ai saldi, libri, ingressi a musei, qualche viaggio, un computer nuovo quando necessario).
Diventando freelance ho dovuto per forza farmi due conti in tasca. Eppure anche in questo caso non ha vinto la prudenza: la razionalità mi suggeriva di aspettare almeno 1 anno di business online prima di ri-trasferirmi nella metropoli, per darmi il tempo di avere un trend economico stabile (nonostante io abbia qualcosa da parte e il TFR derivato dalle dimissioni); eppure ho deciso di anticipare il mio spostamento.
Ho fatto la scelta meno cauta spinta da alcuni motivi:
Personali-emotivi: il southworking mi è servito tantissimo. Anzi, direi che mi ha salvato la salute mentale. Come ho raccontato qualche newsletter fa, il 2019 per me è stato segnato dalla depressione. Poi nel 2020 sappiamo tutt* cosa è successo. So che Licata, la mia cittadina nel Sud della Sicilia, non può darmi le occasioni sociali (tutti i miei amici e amiche sono a Milano) né lavorative che desidero. Lì ci sono le mie radici che porto sempre nel cuore, così come la mia famiglia, lì ogni tot voglio avere la libertà di tornare (e potrò farlo finalmente essendo freelance), ma lì io non posso sentirmi realizzata. Chi è nat* e cresciut* in provincia può capire.
Una questione di contesto: la vita in Sicilia è molle, lenta, morbida. Tutto questo è stato fantastico per 1 anno e mezzo e come dicevo mi ha rimessa in sesto psicologicamente dopo 8 anni di frenesia a Milano. Mi ha concesso la serenità mentale per mollare il posto fisso. Ma le cose per me accadono a Milano (o laddove sia per te, che come me hai lasciato la tua terra natìa). Milano ha un dinamismo che ti trascina (e se non stai attenta ti può far implodere, è il risvolto della medaglia e ci sono passata) e io sento che per ingranare davvero col mio business devo uscire di nuovo dalla comfort zone, mettere il piede ancora fuori dalla mia cameretta in Sicilia con le pareti viola e le mie Barbie sulle mensole.
La consapevolezza del salvagente. Quando devo prendere una decisione importante mi faccio una domanda essenziale: “nella peggiore delle ipotesi cosa potrebbe accadere?”. Beh, il mio business da Social Media Strategist potrebbe essere un fallimento, potrei non trovare altri clienti e non guadagnare a sufficienza ogni mese, quindi neanche pagarmi bollette e affitto a Milano. Benissimo: disdico l’affitto della casa e me ne torno in Sicilia, a progettare un altro piano B. Ho la fortuna - che è un privilegio, è importante ammetterlo - di avere una famiglia che mi accoglierebbe in ogni caso con un tetto sopra la testa e un piatto di pasta a tavola. Un privilegio appunto che so diverse persone in Italia oggi non hanno purtroppo, per svariati fattori.
Quello che sto attuando è quindi un rischio calcolato. Non ti nego che ho messo in conto anche di dover fare l’ultima cosa che vorrei fare: ricominciare a mandare CV per tornare a un lavoro d’ufficio in agenzia di comunicazione. Eppure ho dovuto prevedere anche questa eventualità.
Aver fatto questi ragionamenti mi ha dato la serenità di fare il secondo salto, dopo le dimissioni.
Ma torniamo ai soldi: mi sono chiesta a cosa mi servirebbero i soldi che mi deriverebbero dal mio business online che sto facendo crescere.
E mi sono ritrovata nel concetto espresso dal mio amico di cui sopra: i soldi mi servono per permettermi il lusso di condurre la vita che desidero. Ci devo pagare un affitto a Milano centro2 (sì, fossi andata in periferia avrei risparmiato, ma torniamo al discorso della “vita dei sogni”: se devo seguire i miei sogni voglio farlo senza rinunce, almeno tentarci!), voglio permettermi di viaggiare perchè ho la libertà della freelance, ho bisogno di pagarmi la psicoterapia perchè ho delle cose pregresse da sistemare, voglio riprendere la palestra perchè dopo 1 anno e mezzo col sedere sulla sedia ho dolori qui e là, voglio concedermi gli aperitivi con le amiche perchè mi sono mancate da morire. E così via.
I soldi per me sono l’abilitatore delle esperienze che so mi faranno stare bene. E sono ancora più felice nel sapere che - se tutto va bene - questi soldi mi arriveranno svolgendo un lavoro che amo e nelle modalità che io mi sono scelta.
E allora ti pongo la grande domanda: per te i soldi fanno la felicità?
Per me sì. Non sono tutto, certo (prima dei soldi per me viene la salute). Ma fanno la tua felicità se tu sai quali sono i tuoi desideri: ovvero, se sai cosa può renderti davvero felice.
Pillola strategica
Sai quanto puoi fidelizzare la tua community con un’azione semplice come un messaggio predefinito su Instagram?
Ecco come:
Usa le risposte salvate dei DM di Instagram per salvarti delle risposte pre-compilate. Ad esempio io ne ho una che invio - manualmente, non in automatico - a tutte le persone che cominciano a seguirmi, una ad una. Gli chiedo come hanno scoperto il mio profilo perchè mi è utile capire da quali canali provengono e quindi su cosa devo spingere.
Non cessare la conversazione con la prima risposta. Io sono solita ringraziare, dare il benvenuto alla persona e magari chiederle qualcosa del suo lavoro o progetto per conoscerla meglio. Noto che le persone rimangono stupite che io scriva direttamente loro, come se si abbattesse una barriera tra Creator/Professionista e Persona/Follower, per così dire.
Puoi usare le risposte salvate anche per altri messaggi ricorrenti che ti sono utili perchè magari le persone ti chiedono spesso le stesse cose. Io ne ho una per invitare a iscriversi alla mia newsletter, un’altra che parla delle mie consulenze individuali, ad esempio.
Bonus tip: l’algoritmo di Instagram valuta molto positivamente le interazioni in DM, in teoria dovrebbe anche mostrare maggiormente le tue stories alle persone con cui ti messaggi di più. Un doppio motivo per incoraggiare lo scambio di messaggi privati!
Userai questa strategia? Fammi sapere come va scrivendomi su Instagram.
Risorsa utile
Mi rendo conto che non ho sempre una risorsa nuova da consigliare, quindi ho deciso che questa sezione esisterà solo se ho davvero qualcosa di utile da segnalarti.
Ma non sprechiamo questo spazio: hai tu una risorsa utile da consigliarmi? Può essere un’app o sito che ti semplifica in qualche modo la comunicazione online o sui social. Scrivimelo su Instagram e se è in linea lo inserirò nella prossima newsletter citandoti.
Social news
Vabbè, che dire, questa è stata LA settimana delle social news:
Zuckerberg lo ha annunciato, infine: è arrivato il Metaverso. Welcome to Meta, il nome della nuova company di Zuckerberg che ingloberà tutti i prodotti-brand tra cui Facebook e Instagram. Il modo migliore per capirci qualcosa è recuperare questa approfondita analisi di Luca Mastella. In sintesi: col Metaverso Zuckerberg punta a creare un “black ocean” ovvero un mercato in cui avere il monopolio (ci suona familiare, vero?).
Arriva su Instagram lo sticker per i link per tutt*-tutt*, ovvero anche sotto i 10k follower, yay! In questo reel Grace The Amazing spiega però che se non hai una strategia di vendita il link non ti serve e una cippa, e concordo con lei. Intanto io ancora non ho lo sticker link su IG, sigh.
Cosa vedere, ascoltare, leggere
Parlando di soldi ti consiglio questi due libri (che ancora non ho letto, sono in wishlist): La mia posizione preferita di Veronica aka @Spora Benini, e Signore, è ora di contare! di Aminata aka @Pecuniami Fall (link affiliati).
Mi permetto un piccolo spazio di promozione “familiare”: ho motivato mio fratello Francesco a riprendere a fare video su YouTube perchè si è reso conto che questa passione lo fa sentire realizzato oltre al suo lavoro in pubblicità. In questo video racconta le sue sensazioni di questo periodo: se sei in una situazione simile in cui avevi accantonato un tuo progetto personale e vorresti riprenderlo, magari puoi trovarci degli spunti utili. Puoi guardare il video sul suo canale.
Dalla social-sfera
Hey sto pensando che sarebbe carino popolare questa sezione col contributo della community. Hai creato un contenuto di valore? Candidati per essere in questa sezione! Ecco come:
Deve essere un contenuto (qualsiasi formato) pubblicato sui social che è inerente alla comunicazione digitale, ai social media, al business online, al freelancing, insomma ai miei temi che se mi segui dovresti già conoscere.
Non deve essere un contenuto auto-promozionale: deve contenere qualcosa di davvero utile per chi mi segue.
Inviami il tuo contenuto via messaggio su Instagram spiegandomi anche perchè dovrebbe interessare a me e a chi mi segue, ovvero qual è il suo valore.
Mi riserverò di includere qui solo i contenuti che reputo validi secondo questi criteri. Grazie del tuo contributo se vorrai partecipare!
Cosa ho fatto di recente…
Nella newsletter precedente ti avevo anticipato che sono stata ospite del podcast “Organizzazione per Negati”, ecco questo venerdì è uscito l’episodio! Abbiamo parlato di come usare i social per lavoro (e detto anche che sarebbe il caso di sdoganare le parolacce su Linkedin). Puoi ascoltare la puntata qui.
Approfitto per dire che sia dal podcast che dalla newsletter di Andrea Ciraolo (e siamo a 5 mention Andrea, ormai io “Bimba di Andrea Ciraolo”, LOL) sono arrivate tante persone iscritte alla mia newsletter: se sei tra queste ti do il benvenuto! Grazie per la fiducia ed essere qui. Abbiamo superato i 300 iscritti e sono davvero grata di come questa newsletter nata neanche 1 mese fa stia crescendo. Farò il mio meglio per offrirti sempre tanto valore.
Ho incontrato dal vivo Gaia Alaimo, la founder del progetto @YourMillennialMentor che vuole aiutare le giovani generazioni nel mondo del lavoro. Abbiamo trascorso insieme una giornata in un co-working fighissimo in centro a Milano ed è stato super arricchente avere uno scambio con lei sui nostri reciproci business3!
Cosa farò…
Ma proseguiamo con la rubrica “cosa non ho fatto”, dai. Continuo a non riuscire a pubblicare con costanza su @marvi.santamaria e la mia community sul mondo dating app @matchandthecity. Da un lato ho affidato una review della mia visual identity alla mia amica ed ex collega designer Antonella Izzo, persona e professionista che stimo enormemente. So che lei tirerà fuori delle bombe, non vedo l’ora. Quindi sto attendendo i suoi nuovi template per ri-partire alla grande con le mie pubblicazioni. Dall’altro il fatto di vivere da mio fratello a Milano temporaneamente e non avere “una stanza tutta per me” (cit.) mi rallenta. Confido che la nuova casa (l’avrei trovata, se tutto va bene, incrociamo le dita…) mi consentirà di stabilire la mia routine lavorativa e rimettermi in carreggiata.
Lo dico per chi è nuov* qui: mi piace chiudere ironizzando su dei commenti negativi che ho ricevuto sotto a questo mio pezzo per Mashable.
Un saluto dalla mia suite a 5 stelle a Dubai.
Al prossimo lunedì!
Marvi
Aggiungo che i pregiudizi verso i soldi gravano ancor più sulle donne, c’è un doppio standard rispetto al genere: se da donna vuoi fare business e accumulare denaro oggi vieni ancora vista male rispetto ai colleghi uomini. Prove me wrong!
Del resto a comprare casa non ci pensavo neanche da dipendente, adesso non ci penso comunque dato che so che da freelance farei fatica a ottenere un mutuo, ma non mi preoccupa: non ho mai voluto mettere radici in vita mia, sono fatta così. Mi stanno stretti i vincoli, anche quando questo comporta fare scelte diseconomiche come preferire “buttare” i soldi ogni mese in un affitto piuttosto che avere una casa di proprietà. Non dico che sia sbagliato comprare casa né che sia sbagliato restare in affitto: ognun* sceglie il meglio per sé.
Quando dico che per me è benefico tornare a Milano intendo anche questo: la possibilità di incontrare dal vivo persone conosciute online, fare networking di valore.